Unità Pastorale UP5
Parrocchie di Sovizzo Colle, Sovizzo al Piano, Montemezzo, Valdimolino, Tavernelle


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Sito aggiornato il 24.04.2024 ---- Ultimi aggiornamenti: Avvisi del 14.04.2024 - Fioretti di Maggio


San Francesco d'Assisi, patrono d'Italia
4 ottobre 2023

"Hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli."

San Francesco ha veramente realizzato il Vangelo che la liturgia ci fa proclamare nella sua festa: ha ricevuto la rivelazione di Gesù con il cuore semplice di un bambino, prendendo alla lettera tutte le parole di Gesù. Ascoltando il passo evangelico nel quale Gesù invia i suoi discepoli ad annunciare il regno, ha sentite rivolte a sé quelle parole, che diventarono la regola della sua vita. Ed anche a quelli che lo seguirono egli non voleva dare altra regola se non le parole del Vangelo, perché per lui tutto era contenuto nel rapporto con Gesù, nel suo amore.

Le stimmate che ricevette verso la fine della sua vita sono proprio il segno di questo intensissimo rapporto che lo identificava con Cristo. Francesco fu sempre piccolo, volle rimanere piccolo davanti a Dio e non accettò neppure il sacerdozio per rimanere un semplice fratello, il più piccolo di tutti, per amore del Signore.
Per lui si sono realizzate in pieno le parole di Gesù: "il mio giogo è dolce e il mio carico leggero". Quanta gioia nell'anima di Francesco, povero di tutto e ricco di tutto, che accoglieva tutte le creature con cuore di fratello, che nell'amore del Signore sentiva dolci anche le pene!
Anche per noi il giogo del Signore sarà dolce, se lo riceviamo dalle sue mani.
Nella lettera ai Galati san Paolo ci dà la possibilità di capire meglio alcuni aspetti di questo giogo con due espressioni che sembrano contradditorie ma sono complementari. La prima è: "Portate i pesi gli uni degli altri, così adempirete la legge di Cristo". I pesi degli altri: questo è il giogo del Signore. San Francesco l'aveva capito agli inizi della sua conversione. Raccontò alla fine della vita: "Essendo io in peccato, troppo amaro mi sembrava vedere i lebbrosi, ma lo stesso Signore mi condusse fra loro ed io esercitai misericordia con loro". Ecco il giogo, che consiste nel caricarsi del peso degli altri, anche se farlo ci sembra duro. E continua: "E partendomene, ciò che mi era apparso amaro mi fu convertito in dolcezza nell'anima e nel corpo". Per chi se ne è veramente caricato, il giogo diventa dolce.
Poche righe più avanti troviamo la seconda frase di san Paolo: "Ciascuno porterà il proprio fardello". Si direbbe in contrasto con la prima, ma nel contesto il significato è chiarissimo: si tratta di non giudicare gli altri, di essere pieni di comprensione per tutti, di non imporre agli altri i nostri modi di vedere e di fare, di guardare ai propri difetti e di non prendere occasione dai difetti altrui per imporre alle persone pesi che non sono secondo il pensiero del Signore. San Francesco si preoccupava di questo e nella sua regola scrive: "Non ritenersi primo fra i fratelli": essere umili; "Non si considerino mai come padroni": non imporre pesi agli altri; e aggiunge: "Chi digiuna non giudichi chi mangia". E la delicatezza della carità, che se vede il fardello degli altri non li critica, non li giudica, ma piuttosto li aiuta.
Prendiamo così su di noi il giogo di Cristo. Carichiamoci dei pesi degli altri e non pesiamo su di loro con critiche e giudizi privi di misericordia, perché possiamo conoscere meglio il Figlio di Dio che è morto per noi, e in lui conoscere il Padre che è nei cieli, con la stessa gioia di san Francesco.

 

✠ Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 11,25-30)

In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

 

Il Cantico delle Creature

Altissimu, onnipotente, bon Signore,
tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione.

Altissimo, onnipotente, buon Signore,
tue sono le lodi, la gloria, l'onore e ogni benedizione.

Ad te solo, Altissimo, se konfano,
et nullu homo ène dignu te mentovare.

Solo a Te, Altissimo, si addicono,
e nessun uomo è degno di menzionarti.

Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature,
spetialmente messor lo frate sole,
lo qual’è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de te, Altissimo, porta significatione.

Sii lodato, o mio Signore, con tutte le tue creature,
specialmente messer fratello sole,
che è giorno e attraverso il quale ci illumini.
Ed esso è bello, raggiante e con grande splendore:
esso simboleggia Te, Altissimo.

Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle:
in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.

Sii lodato, o mio Signore, per sorella lune e le stelle;
le hai create in cielo, chiare, preziose e belle.

Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale a le tue creature dài sustentamento.

Sii lodato, o mio Signore, per fratello vento
e per l'aria serena e nuvolosa e per ogni tempo,
grazie al quale dai il nutrimento alle tue creature.

Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua,
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.

Sii lodato, o mio Signore, per sorella acqua,
la quale è molto utile, umile, preziosa e pura.

Laudato si’, mi’ Signore, per frate focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.

Sii lodato, o mio Signore, per fratello fuoco,
grazie al quale illumini la notte:
ed esso è bello e gioioso, vigoroso

Laudato si', mi' Signore, per sora nostra matre terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.

Lodato sii mio Signore, per nostra sorella madre terra,
la quale ci dà nutrimento e ci mantiene:
produce diversi frutti, con fiori variopinti ed erba.

Laudato si', mi' Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore,
et sostengo infirmitate et tribulatione.
Beati quelli che 'l sosterrano in pace,
ca da te, Altissimo, sirano incoronati.

Lodato sii mio Signore, per quelli che perdonano in nome del tuo amore,
e sopportano malattie e sofferenze.
Beati quelli che le sopporteranno serenamente,
perché dall'Altissimo saranno premiati.

Laudato si' mi' Signore per sora nostra morte corporale,
da la quale nullu homo vivente pò scappare:
guai a quelli che morrano ne le peccata mortali.

Lodato sii mio Signore per la nostra sorella morte corporale,
dalla quale nessun essere umano può scappare,
guai a quelli che moriranno mentre sono in peccato mortale.

Beati quelli che trovarà ne le tue santissime voluntati,
ka la morte secunda no 'l farrà male.

Beati quelli che troveranno la morte mentre stanno rispettando le tue volontà.
In questo caso la morte spirituale non procurerà loro alcun male.

Laudate et benedicete mi' Signore' et ringratiate
et serviateli cum grande humilitate.

Lodate e benedite il mio Signore, ringraziatelo
e servitelo con grande umiltà.

 

 

(riflessione tratta da www.lachiesa.it)

 

 

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